L'artista
A cura di
Assunta Cuozzo
» Presentazione
di Cristina Beltrami
Presentazione
di Gaetano Salerno

Oliviero Zane ha una personalità molto riservata, al limite della timidezza, e la sua opera riflette fatalmente quest’attitudine: non presenta espliciti riferimenti personali, apparentemente essa non rivela nulla di lui. Eppure, ad uno sguardo più cauto, si possono scorgere alcuni elementi di profonda venezianità, che trovano poi conferma nei dati anagrafici dell’artista. Oliviero nasce a Venezia nel 1964, qui si forma, lavora, sceglie di crescere i propri figli. La luce della laguna, il passato indelebile della città restano come un’impronta imprescindibile che riemerge, non tanto nella creazione degli oggetti, quanto nella loro riproduzione.

Forte della propria manualità, egli crea oggetti che poi fotografa accentuandone le deformazioni: “scioglie” le forme attraverso l’obiettivo così come allunga la pennellata sulla tela.

Le immagini di Oliviero non hanno rimandi temporali, né urbanistici; la sua è un’arte astratta ma quanto mai veritiera. Essa descrive oggetti reali, creati dall’artista stesso: un inno al “fare” artistico.

Nel ricercato astrattismo di alcuni monocromi si riescono a scorgere delle figure, una sorta di sagome in movimento tra la nebbia; ombre di passaggio alla maniera degli Stati d’animo di Boccioni. L’opera di Oliviero non è di certo una citazione diretta del Futurismo, ma piuttosto un suo lontano richiamo, assimilato dalla lezione dello Spazialismo che a Venezia ebbe in Mario De Luigi uno degli esponenti cardine. Dialoga infatti con i grattage di De Luigi, "grafite" del 2008, creando uno spazio in sottile propagazione, una sorta di danza monocroma.

Il colore si fa ipnotico invece in "psiche" del 2008: qui è steso a cerchi concentrici e rivela tutta la pastosità della materia. Quando la tela cresce di spessore entra in campo la resina; un materiale che fu caro anche ad Emilio Vedova. Come l’artista veneziano anche Oliviero gioca con la combinazione di scultura e pittura, di tridimensionalità fisica e sua resa nella bidimensionalità della tela che si contorce, si accartoccia, in alcuni casi s’increspa come la laguna in tempesta.


Cristina Beltrami

 

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